Valutare ma non giudicare… | scuola

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Possibile che programmi e tempi possano essere gli stessi per tutti gli studenti? Possibile che bambini e ragazzi siano trattati come vasi vuoti da riempire? Il punto di vista di Manuela Interlandi sulla scuola d'oggi...

La scuola è iniziata da circa un mesetto e già i professori sono alle prese con le prime valutazioni in vista dei Consigli di classe e dei ricevimenti con i genitori. E tutti a correre dietro al programma ministeriale, organizzare interrogazioni e compiti in classe, scambiare idee e opinioni in sala insegnanti (“tu come stai facendo questo? A che punto sei con..?”). Calma.. calma!

Se è vero che il Ministero impone programmi, obiettivi e tempistiche è altrettanto vero che dentro ad ogni aula vi sono 25/30 ragazzi, uno diverso dall’altro. Possibile che programmi e tempi possano essere gli stessi per tutti? Possibile che bambini e ragazzi siano trattati come vasi vuoti da riempire? Oppure si ha a che fare ogni giorno con persone? Molte volte sembriamo dimenticarcelo! Ed ecco che chi non fa niente è uno stupido o menefreghista, chi dimostra disinteresse non farà mai niente di buono nella vita.

Perché purtroppo è proprio così (cari colleghi!). Ce la mettiamo tutta a non voler esprimere giudizi nei confronti dei “nostri” ragazzi eppure ci viene molto difficile pensare che un quattro possa diventare un sei (e figuriamoci di più!).

Il problema è che un quattro “dato male” può diventare un marchio indelebile nella vita scolastica di uno studente

Ed essendo la scuola l’attività che maggiormente occupa (o dovrebbe occupare) le giornate degli under 18..beh..fate voi i conti!

Sia chiaro, qui non si tratta di smettere di dare insufficienze..anzi! W i 3 e 4 se questi hanno valore formativo. Ma deve essere chiaro a tutti (al docente e al discente) che quel voto non valuta la persona ma la preparazione in quella parte di disciplina (un ambito molto ristretto rispetto alla vita nella sua totalità, non trovate?).

E perché sia chiaro DEVE ESSERE ESPLICITATO: “ti sto dando un’insufficienza perché non hai studiato nonostante tu abbia tutte le capacità”; “non hai rispettato gli accordi presi, per questo non posso premiarti”. Brevi frasi che spiegano in forma chiara la posizione del docente. E poi PREMIARE l’impegno è fondamentale. Però non basta dire “sei bravo!” (che è stato dimostrato essere inefficace ai fini della motivazione allo studio) ma sarebbe opportuno usare espressioni del tipo “stai migliorando, ti sei impegnato”, che facilitano un’immagine incrementale delle proprie capacità e stimolano, queste sì, ad un miglioramento continuo e ad un innalzamento degli obiettivi.

Quindi i famosi rinforzi positivi vanno declinati in chiave evolutiva e di incoraggiamento per favorire la motivazione senza rendere vulnerabili all’insuccesso. I soliti bravi infatti, bistrattati quanto i fannulloni, a forza di dover dimostrare la loro bravura non risultano poi in grado di gestire lo stress legato ad un inaspettato esito negativo.

Punire l’errore condanna all’insuccesso e lodare l’abilità fa credere di dover sempre dimostrare di essere bravi.

Così una persona che è sempre stata di fatto scoraggiata continuerà a fallire poiché tutto risulta al di fuori del proprio controllo, mentre una persona sempre brava non si perdonerà l’errore. Una persona incoraggiata invece svilupperà una personalità propensa al lavoro e all’applicazione in nuovi ambiti avendo fiducia nelle proprie capacità di riuscita, percependo un buon controllo interno e provando emozioni positive e piacevoli (anche con l’aiuto dei relativi neurotrasmettitori).

Bisogna ribaltare il punto di vista: una competenza non acquisita è una competenza ancora acquisibile. Un momento di crisi è il tempo per mettere in campo nuove risorse. Non diamoLI per vinti!

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