Diciamoci la verità: giocare con i nostri figli è un’attività non sempre piacevole, talvolta persino frustrante! Genitori che si barcamenano tra lavoro, gestione domestica e vita di relazione fanno sempre più fatica a trovare il tempo per giocare con i figli.
Eppure il gioco è la prima attività che il cucciolo d’animale svolge e a cui dedica gran parte del suo tempo: attraverso il gioco infatti comprende se stesso (mondo interiore), l’ambiente e gli altri (mondi esteriori).
Col gioco il bambino acquisisce perseveranza e fiducia nelle proprie capacità sviluppando la propria personalità. I genitori che prendono parte ai giochi dei bambini vedono in questi ultimi un grande entusiasmo dovuto all’interesse che viene manifestato nei confronti di quella che per loro è un’attività serissima: ciò consente loro di rafforzare il senso di sicurezza e protezione nonché di rafforzare il legame genitore-figlio.
Il gioco ha quindi una funzione fondamentale nello sviluppo intellettivo del bambino tanto che le capacità ludiche, che si evolvono nel tempo, vanno di pari passo con le altre capacità cognitive, psico-motorie e di socializzazione. L’“animale uomo” modifica il suo modo di giocare col trascorrere del tempo; vediamo come…
Nascita – 2 anni circa
Fase senso-motoria – giochi di esercizio o funzionali. L’attività ludica si basa sulla manipolazione degli oggetti: il bambino prende un oggetto, lo porta alla bocca, lo sbatte contro un altro oggetto per produrre rumore ecc.. Il “piccolo Narciso” gestisce e controlla i propri movimenti muscolari e così controlla, in un certo senso, il mondo.
In questa fase il gioco è ancora “solitario” nel senso che il bambino gioca da solo, non è in grado cioè di mettersi in relazione con i suoi pari. Cerca spesso la presenza degli adulti di riferimento vicino a lui, per acquisire sicurezza e per poter essere approvati, e anche ovviamente perché gli sia proposto un gioco da fare.
2 – 6 anni
Fase rappresentativa – giochi simbolici. L’attività ludica consiste nell’inventare situazioni che richiamano la realtà. È la fase in cui “fa finta di..”: fa finta di dormire, di mangiare (o chiede ad altri di far finta) oppure utilizza oggetti inanimati dando loro vita e inventando situazioni che simboleggiano il mondo reale.
È una fase molto importante che aiuta il bambino a gestire i propri stati emotivi. Inoltre pone le basi per la definizione del sé attraverso l’identificazione con l’adulto (per esempio si mette le scarpe del papà o si trucca col rossetto della mamma), la compensazione di un sentimento di angoscia (nascondere e far riapparire un oggetto simboleggia il genitore che va a lavorare ma poi torna), la creazione di un oggetto e il potere di distruggerlo (es. castelli di sabbia) e altre attività.
Fino ai tre anni circa il gioco è di tipo parallelo: giocare insieme non significa condividere o mettersi in relazione ma fare la stessa cosa contemporaneamente o contendersi lo stesso gioco.
Il bambino infatti non ha ancora sviluppato una socialità che inizia solo verso i tre – quattro anni e che si manifesta con il gioco socio-drammatico: adesso si può colorare lo stesso (grande) disegno (ci deve essere lo spazio per entrambi!), si fa una gara di velocità con le macchinine, si usano le bambole concedendo all’altra di decidere che ruolo dare alla sua ecc..
Ognuno interpreta il proprio ruolo – di fantasia- e lo mantiene per tutto il gioco.
7 – 12 anni circa
Fase sociale – giochi con regole. L’attività ludica diventa sempre più aderente alla realtà e le regole simboleggiano norme e ruoli che preparano alla vita sociale. Questo passaggio acquisisce anche valore antropologico perché consente al bambino di confrontarsi con i modelli culturali di appartenenza. Questo tipo di gioco è anche quello che caratterizza quello degli adulti, ad esempio i diversi giochi con le carte o giochi in scatola (detti anche “di società” appunto) con regole definite ed esplicitate cosicché tutti le rispettino, esattamente come nel mondo reale.
Abbiamo visto quanto il gioco sia importante e sappiamo bene come anche agli adulti piaccia giocare. Ognuno di noi ha bisogno di un proprio spazio ludico, interiore (sognare ci fa bene!) ed esteriore (chi si diverte di più nei parchi divertimenti, adulti o bambini?).
Quando l’adulto è anche genitore sa però quanta energia richiedano i “piccoli nani” e quanto a volte sia faticoso concedersi per giochi che non incontrano più i suoi gusti. Ma … tutti i genitori vogliono il meglio per i loro figli: perché non (re)imparare a giocare con loro?
Approfondimenti:
huffingtonpost.it/alicia-bayer-/che-cosa-dovrebbe-sapere-un-bambino-di-quattro-anni_b_4003472.html
magicalchildhood.wordpress.com/2010/08/31/what-should-a-4-year-old-know/
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