Diamoci un taglio! 10 cose da sapere sul cutting e i segnali per coglierlo

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"Quando esce il sangue la pelle brucia, ma dentro, nel cuore, arriva la tranquillità" B., 17 - ecco cos'è il Cutting in psicologia...

“Quando esce il sangue la pelle brucia, ma dentro, nel cuore, arriva la tranquillità” B., 17

Oggi parliamo di cutting e capiamo cos’è, da dove si origina e come rilevare i segni di disagio (e relativo fenomeno di cutting) nei giovani.

Cos’è il cutting e i segnali per individuarlo

1. COS’Ė IL CUTTING – L’autolesionismo consiste nel ferirsi di nascosto su gambe, braccia e altri parti del corpo.

2. TIPI DI LESIONE – Gli autolesionisti prediligono graffi (50%), tagli (34%), bruciature (20% – le preferite dai maschi), colpi e lividi (24%) e morsi (14%).

3. COME – Le ferite sono provocate per la maggior parte da lamette, coltellini, forbicine, pezzi di vetro, lattine usate, spesso trattenendo un fazzoletto tra i denti per non urlare.

4. PSICOLOGIA – Il ragazzo vive un vuoto interiore che non trova pace se non provando dolore fisico. Il profondo bisogno di affetto e comprensione non viene esternato.

5. LA CICATRICE – Se la lesione è vissuta come anestetico per contrastare la propria sofferenza, la ferita trasformata in cicatrice rappresenta un trofeo, una specie di traguardo dopo una lunga battaglia. Contro se stessi.

6. CAUSE – Vengono definiti problemi o situazioni “normali”: un litigio, un’ingiustizia subita, una sensazione di isolamento, un fallimento scolastico, l’offesa di un amico, una delusione, i più comuni problemi familiari (una separazione, un litigio), episodi di bullismo o cyberbullismo. Ogni disagio personale merita il giusto rispetto, non mi piace il termine “normale” solo perché ci si riferisce alla quotidianità. Ognuno di noi vive e reagisce alle situazioni in modo unico e particolare.

7. FISIOLOGIA – Il dolore provocato da tagli ripetuti favorisce la produzione di endorfine, che hanno una funzione anestetizzante. La diretta conseguenza è la dipendenza da questo tipo di gesto e la ricerca di sensazioni sempre più forti. Uscirne, dunque, non è così semplice.

8. NUMERI – Sono oltre 200 mila gli adolescenti che praticano il cutting: il 90% sono ragazze tra i 13 e i 18 anni. Solo il 15% chiede aiuto, mentre ben il 30% continua anche dopo quella fase d’età. Oltre il 35% è cutter per emulazione.

9. PROFILI A RISCHIO – È utile, sia nella prevenzione che nella gestione delle problematiche sociali, individuare le tipologie di persone maggiormente a rischio: ragazzi fragili, insicuri, emulatori, con problemi alimentari o familiari, con tendenza a isolarsi. Questi sono solo alcuni tipi di potenziali cutters: il fenomeno infatti coinvolge persone molto diverse tra loro, con la voglia di far sentire la propria voce ma anche il proprio silenzio.

10. TESTIMONIANZE DIRETTE – “Appena ho un problema, penso a quello” (G.,16). “Mi sembrava di evadere dai miei problemi” (T.,17). “Non ce l’ho fatta, che cretino!” (L.,15). “Non sai cosa ti perdi!” (B.,15) .“Mi dava un senso di sollievo” (C.,18). “Era una bella sensazione” (J.,14). “Mi ferisco quando sto male, quando il mondo mi rifiuta, quando mi sento brutta…” (B.,17). “Odio sentirmi triste” (C.,16).

Affrontiamo ora la prevenzione del cutting e come affrontarlo a livello pratico.

Come individuare il cutting e come affrontarlo

“Mi taglio e sto meglio, per un po’ non penso ai miei problemi e poi mi sento libera e fiera della mia vendetta.. lo so è una cavolata ma è quello che provo.. i tagli sono anche segnali di aiuto ma che nessuno sa cogliere.. mi sento sola..” (Anonimo)

Questa ragazza ha iniziato ad autolesionarsi a 15 anni: la pratica del cutting è un’usanza molto diffusa tra i giovani.

Qualsiasi generazione ha avuto problemi nel rapportarsi col mondo esterno e col proprio corpo durante il periodo adolescenziale, arrivando anche a “sentirsi vivi” danneggiando il proprio essere.

La chiamano “l’età più difficile”, nella quale ognuno è alla disperata ricerca di una propria identità.

Eppure, pur lavorando nel sociale e strutturando specifici percorsi di prevenzione del disagio, intercettiamo solo una piccola parte di tanti fenomeni, a volte anche in ritardo.

Come gestire in modo positivo e costruttivo questi comportamenti?

Per esempio, confrontandosi attivamente con i ragazzi favorendo la condivisione e cercando di porsi al loro livello senza svalutare la funzione educativa.

La situazione è molto grave e per cercare di risolverla è necessario far percepire la propria presenza, bussare a quella porta che protegge dei silenzi da riempire, oltre a fare molta attenzione a comportamenti insolitamente e improvvisamente ”chiusi”.

I giovani sono molto abili a “eclissarsi” nei loro mondi virtuali, per questo bisogna essere pronti a catturare qualsiasi tipo di segnale, come:

  • maniche/pantaloni lunghi d’estate
  • strane cicatrici
  • oggetti da taglio nel borsellino
  • bracciali molto vistosi
  • macchie di sangue in bagno e a letto

Il grido d’aiuto si cela nei dettagli, facciamo attenzione una volta in più.

Lo scrittore brasiliano Paulo Coelho ci ricorda che…

A volte è quello che non dici, che conta

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