Educazione Permanente e Formazione Continua

educazione permanente e formazione sul lavoro
Oggi si parla tanto della necessità di formare personale qualificato da poter impiegare nel mercato del lavoro, oppure in previsione di una ricollocazione nel mercato stesso. In questo senso si valorizza sempre di più la prospettiva di un’educazione permanente e di una formazione continua: vediamo cosa sono...

Oggi si parla tanto della necessità di formare personale qualificato da poter impiegare nel mercato del lavoro, oppure in previsione di una ricollocazione nel mercato stesso. In questo senso si valorizza sempre di più la prospettiva di un’educazione permanente e di una formazione continua, spesso usando le due terminologie in modo intercambiabile, prestando scarsa o nulla attenzione alla specificità dell’una e dell’altra.

A scanso di equivoci, si può affermare che

l’educazione permanente rappresenta l’insieme delle opportunità educative formali, non formali ed informali rivolte alla totalità dei cittadini, sia italiani che stranieri, in età adulta.

La formazione continua invece si riferisce più specificatamente alla formazione erogata sul lavoro, relativa ad esempio al primo inserimento, alla qualificazione, alla riqualificazione, alla specializzazione, all’aggiornamento ed al perfezionamento del lavoratore.

A livello normativo, è il “Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente” del 2000 redatto dalla Commissione Europea, che sancisce per la prima volta il principio del riconoscimento degli apprendimenti acquisiti in ambito:

  • formale;
  • non formale;
  • informale.

Come indicato dallo stesso Memorandum, con apprendimento formale si indicano le opportunità di apprendimento promosse nei tradizionali istituti d’istruzione, e portano all’ottenimento di diplomi e di qualifiche riconosciute. Ne sono un esempio i diplomi per il riconoscimento degli studi di istruzione superiore o i diplomi di laurea.

L’apprendimento non formale si svolge invece al di fuori delle principali strutture d’istruzione e di solito non porta a certificati ufficiali. L’apprendimento non formale è dispensato sul luogo di lavoro o nel quadro di attività di organizzazioni o gruppi della società civile, come associazioni giovanili, sindacati o partiti politici. Può essere fornito anche da organizzazioni o servizi istituiti a complemento dei sistemi formali, quali corsi d’istruzione artistica, musicale e sportiva o corsi privati per la preparazione degli esami;

L’apprendimento informale indica infine il corollario naturale della vita quotidiana. Tutto ciò che apprendiamo quotidianamente anche a livello non necessariamente intenzionale. Penso ad esempio a quando decidiamo di investire parte del nostro tempo leggendo un libro di storia antica, oppure quando trascorriamo la domenica in giro per musei o studiamo sul divano una lingua straniera magari utilizzando le applicazioni scaricate sul telefonino…

La formazione continua in Italia è espressamente legiferata dalla legge numero 845 del 1978, “Legge-quadro in materia di formazione professionale”. La legge intende la formazione professionale come uno…

“strumento della politica attiva del lavoro” che “si svolge nel quadro degli obiettivi della programmazione economica e tende a favorire l’occupazione, la produzione e l’evoluzione dell’organizzazione del lavoro in armonia con il progresso scientifico e tecnologico”. Tra le finalità si parla espressamente di “favorire la crescita della personalità dei lavoratori attraverso l’acquisizione di una cultura professionale”.

Tra le finalità si parla espressamente di “favorire la crescita della personalità dei lavoratori attraverso l’acquisizione di una cultura professionale”. Dove la crescita della personalità “lavorativa” è strettamente correlata allo sviluppo dell’identità personale.

Come afferma Corrado Ziglio, docente di “Analisi comparata dei modelli formativi”, presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Bologna,“la formazione non può esaurirsi in una conoscenza sempre più approfondita di competenze tecniche e saperi professionali, ma deve orientarsi anche su terreni formativi che ci attrezzino mentalmente ad una riflessione su come siamo come persone”.

Anche se è banale, dobbiamo ricordarci che siamo sempre “persone” che esercitano una professione. Persone che assumono ruoli lavorativi diversi, portatori di una propria specificità, valori e atteggiamenti etc… Tutto ciò non può ovviamente essere compreso nel c.d know how richiesto per poter esercitare una professione. Così oggi si comincia a studiare la differenza tra “hard skills” e “soft skills”. Se le hard skills indicano le competenze tecniche, le soft skills vertono le capacità personali e sociali richieste per poter inserirsi e lavorare efficacemente in un contesto lavorativo.

Riassumendo si può dire che l’educazione permanente si sostanzia in attività di apprendimento destinate alla totalità della popolazione, in una prospettiva di lifelong learning, mentre la formazione continua si rivolge specificatamente ad un target della popolazione, quello dei lavoratori, che necessita di una formazione ad hoc.

Come precedentemente accennato, gli apprendimenti acquisiti sul lavoro appartengono alla dimensione degli apprendimenti non formali, in quanto esperiti in contesti non istituzionali. Con le recenti normative sulla certificazione (D.M n. 174/2001 e d.lgs n.13/2013) oggi è possibile farsi riconoscere competenze comunque acquisite, per il conseguimento dei relativi titoli e qualifiche, per autorizzare l’inserimento o il reingresso nel sistema di istruzione e formazione professionale nonché per agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

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