Fin dagli anni 70, le scuole hanno cercato di introdurre alcuni elementi tecnologici nella formazione dei propri allievi, ma sempre in maniera decisamente marginale e non convinta. Oggigiorno, invece, gli sforzi sembrano in aumento in quantità e quantità, in alcune “isole felici”: la scuola privata Avenue di New York (http://www.avenues.org/) è certamente un valido esempio…
Libri contro iPad
La Avenue di New York ha aperto le sue classi in settembre e subito dimostra una certa propensione alla novità: all’interno della scuola si trova il massimo che la tecnologia al servizio della formazione possa offrire. Tanto per cominciare, i libri: la maggior parte dei libri cartacei è usufruibile solo su iPad; contemporaneamente sono gli stessi docenti a “comporre” come meglio credono il giusto manuale per i loro studenti, inglobando spunti, esercizi e informazioni da diversi autori (una vera e propria formazione 2.0, creata dai singoli docenti).
A conferma di ciò, parlano i numeri: ai 6.000 libri cartacei presenti all’interno della scuola, ci sono 70.000 libri, magazine e documenti consultabili esclusivamente online.
La Avenue è un esempio anche per quel che riguarda la struttura economica: grazie ad una vasta attività di fund raising, il board della scuola è riuscito a raccogliere qualcosa come 75 milioni di dollari da finanziatori privati, re-investendo prontamente 2 milioni di dollari in infrastruttura tecnologica (i muri in questa scuola “hanno le orecchie”: sono infatti dotati di videocamere con sistema di registrazione audio…)
Costi e barriere
Vi starete chiedendo proprio questo. In realtà, per la realtà americana, la quota annuale della scuola non è particolarmente eccessiva: si parla infatti di una cifra attorno ai 39.000 dollari all’anno e comprende anche i pasti, un MacBook Air, un iPad e altri benefit. Di sicuro, un servizio di questo tipo sembra possibile solo per una scuola privata negli Usa.
Le critiche, peraltro, non mancano: proprio in mancanza di risultati concreti (la scuola ha appena due mesi di vita), i detrattori ritengono questo tipo di servizio formativo uno spreco. La risposta del CEO della Avenue però non si fa attendere: a suo dire, l’obiettivo dichiarato della scuola è quello di eliminare le barriere fisiche tipiche delle strutture formative, permettendo agli studenti di “viaggiare virtualmente” per il mondo, durante la fase di apprendimento. Non si tratta, per la verità, solo di viaggi virtuali: il programma di scambi culturali in tutti i continenti è in primo piano nell’offerta formativa e la stessa città di New York è immaginata come “un campus”.
Sperimentare
La scuola è vista come un campo d’allenamento per i futuri cittadini digitali. Gli stessi studenti sono incentivati a sperimentare, come è avvenuto con i video amatoriali sull’uragano Sandy: gli studenti si sono lanciati in editing video poi votati in un concorso interno alla scuola. Gli studenti, in ottica di sperimentazione, possono inoltre visitare la quasi totalità dei siti web esistenti (solo alcuni sono bloccati), in ottica di costruzione di comportamenti responsabili e libertà di scelta.
Che dire, il tempo dirà se il modello di scuola tech funzionerà. Voi che ne pensate?
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