“L’avere si riferisce a cose, e le cose sono fisse e descrivibili.
L’essere si riferisce all’esperienza, e l’esperienza umana è in via di principio indescrivibile.
A essere pienamente descrivibile è la nostra persona, vale a dire la maschera che ciascuno di noi indossa, l’io che presentiamo, perché questa persona è di per sé una cosa”.
E. Fromm
Recentemente ho riletto Avere o Essere, una delle opere più famose di Eric Fromm, noto psicoanalista e sociologo tedesco. In questo libro, l’autore invita a riflettere sulla differenza che intercorre fra le due modalità esistenziali dell’essere e dell’avere, che per Fromm costituiscono due “potenzialità della natura umana”. In particolare, secondo l’autore: “la nostra spinta biologica alla sopravvivenza tende a promuovere la modalità dell’avere, ma egoismo e pigrizia non sono le uniche propensioni dell’essere umano”. Fortunatamente, aggiungo io.
Com’è noto, la nostra società attuale tende a potenziare la modalità dell’avere, una mentalità che tendiamo ad alimentare anche attraverso l’utilizzo egoico dei Social Media.
Facebook in particolare, può essere considerato l’emblema della “mente egoica”.
Nella mente egoica il senso di identità deriva dall’identificazione con le cose. Facebook legittima, garantisce e rinnova costantemente il soddisfacimento di tale senso di identità (o falso Sé) ogni volta che “onoriamo” i nostri “averi”: dal partner ai figli, dai viaggi agli animali domestici, dal lavoro a noi stessi immortalati nei selfie, o come scrive Fromm:
“la nostra persona, vale a dire la maschera che ciascuno di noi indossa, l’io che presentiamo, perché questa persona è di per sé una cosa”.
La mente egoica su Facebook si rinnova quindi nella sequenza:
IO HO, DUNQUE SONO. PIU’ HO, PIU’ SONO.
Secondo la counselor Relazionale Esistenziale Jolanda De Respinis:
“L’Ego si rinforza grazie all’attenzione degli altri. L’Ego non cerca l’attenzione senza forma che è la presenza, ma l’attenzione in una certa forma come l’essere riconosciuti, apprezzati, ammirati o l’essere in qualche modo notati, aver riconosciuta la propria esistenza”.
In particolare, secondo la De Respinis, siamo vittime della mente egoica, ogni volta che su Facebook:
- pretendiamo riconoscimento per qualcosa che abbiamo fatto e ci arrabbiamo se non lo otteniamo;
- cerchiamo l’attenzione parlando dei nostri problemi;
- siamo più interessati a come gli altri ci vedono, che non agli altri (cioè usiamo gli altri per un riflesso egoico o per potenziare l’ego);
- cerchiamo di impressionare gli altri attraverso le cose che si possiedono (la cultura, la bellezza, lo stato sociale, la forza fisica e così via…)
- reagiamo con rabbia contro qualcosa o qualcuno;
- prendiamo le cose in maniera troppo personale e ci sentiamo offesi;
- cerchiamo di avere ragione e dare torto agli altri lamentandoci inutilmente a parole;
- cerchiamo di essere notati o apparire importanti …
Possiamo invertire la tendenza egoica del “IO HO, DUNQUE SONO. PIU’ HO, PIU’ SONO”, quanto più alimentiamo la nostra consapevolezza, cioè il nostro Essere (il vero Sé), permettendo così all’Ego di restringersi e alla consapevolezza di crescere.
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